Amo il caffè, amaro e preparato con la moka.
Amo contaminare la mia professione con le altre.
Penso che alla base di un progetto riuscito ci sia la collaborazione con diversi settori complementari al mio.
Benvenut* nella mia nuova rubrica: “Un caffè con”, che ogni tre settimane vi farà conoscere un esperto in ambiti più o meno vicini al mio…nel tempo di una pausa caffè o di un tè!
Oggi conosciamo Chiara Battaglioni, professional organizer:
“Lavoro a fianco dei freelance per allenare le loro capacità organizzative tramite consulenze individuali personalizzate e percorsi formativi.
Contribuisco a diffondere la cultura dell’organizzazione personale, sul lavoro e nella vita quotidiana, attraverso il sito www.chiarabattaglioni.it e il lavoro che svolgo per APOI, l’Associazione dei Professional Organizers italiani, di cui sono associata Senior e membro del consiglio direttivo.
Ho vissuto in prima persona la sensazione di perdere il controllo e la passione nel mio lavoro: credo fortemente nell’organizzazione, come strumento per recuperare la libertà di fare quello che si ama. Per questo motivo, aiuto i freelance a creare il tempo di qualità che desiderano, eliminando gli sprechi, focalizzando le energie, fisiche e mentali, risparmiando spazio e denaro, per ritrovare la motivazione nel proprio lavoro.“
G. Chiara, grazie per aver accettato il mio invito è un piacere fermarmi qui con te per un caffè, a proposito, qual è il tuo preferito?
C. In realtà, non bevo caffè XD
Forse penserai che sono matta ma non mi piace il sapore. Però bevo moltissimo té. In generale nero. Il mio preferito si chiama Olong Black Dragon e lo compro da un negozio meraviglioso di Bologna che si chiama Strega Tè.
G. Parlaci di te e di come è nata la passione per la professione di professional organizer.
C. Devo direi che è nata inconsapevolmente.
Io ci sono nata, così. Sono organizzata di natura. Ognuno di noi ha dei talenti naturali: a me è capitato questo.
Mi è sempre stato utile avere a disposizione una specie di “superpotere” di questo tipo perchè da quando sono piccola mi interesso di mille cose, alcune anche parecchio impegnative in termini di tempo ed energie. Una su tutte il pattinaggio artistico.
Ho messo i pattini per la prima volta a 3 anni. A 7 ho iniziato a fare agonismo. A 15 ho iniziato ad allenare. Ne ho 33 e sono ancora atleta e allenatore. Lo sport agonistico, che prevede allenamenti giornalieri e gare quasi ogni weekend, stressa le capacità organizzative e le porta, per quella che è la mia esperienza, ad un livello superiore: perché oltre allo sport c’è la scuola, i compiti e tu che vuoi finire tutto in tempo per vedere anche gli amici, poi il fidanzato. E nel dubbio, fare anche teatro! Questa sono stata io fino a tutte le scuole superiori.
Nel momento in cui ho scoperto che esisteva una professione in cui potevo mettere le mie abilità a disposizione di chi era meno organizzato di me e supportarlo nel lavorare con più efficacia, serenità e una minor dispersione di risorse… Ho deciso cosa volevo fare da grande! 🙂
G. Di cosa si occupa una professional organizer e qual è il percorso per intraprendere questa professione?
C. APOI, Associazione Professional Organizers Italia, definisce il professionista in questo modo:
Il Professional Organizer (P.O.) fornisce informazioni, strategie e supporto per aiutare le persone ad organizzarsi. Assiste i clienti a trovare equilibrio, restituire ordine e massimizzare le proprie risorse.
A me piace definire il P.O. come un allenatore delle competenze organizzative: ti affianca, ti motiva e ti supporta nel creare l’organizzazione, in casa e/o al lavoro, che funziona per te.
In Italia, la professione è riconosciuta sotto il cappello della Legge 4/2013 che regolamenta le “professioni non organizzate in ordini o collegi” e trova in APOI un riferimento istituzionale che offre aggiornamento continuo, possibilità di fare rete e supporto tra professionisti operanti nello stesso settore.
Io ho seguito il corso di formazione offerto da Organizzare Italia nel 2014 e continuo a formarmi in maniera indipendente, sia in Italia che all’estero, attraverso libri, seminari online e corsi di formazione, a volte su contenuti “tecnici” e a volte su tutto quello che ha a che fare con il mondo della libera professione (siamo freelance anche noi dopotutto).
G. Sappiamo entrambe che le nuove professioni portano con sé nuovi dubbi e perplessità; l’ho provato sulla mia pelle quando sei anni fa sono diventata home stager, qual è la domanda o il dubbio che più spesso ti senti rivolgere?
C. Se si può “vivere” di questo lavoro.
La mia risposta è questa: non è facile e nemmeno immediato.
Richiede anni (anni!) di semina e lenta raccolta, di comunicazione e marketing che devi fare da sola su te stessa, spesso e volentieri contando solo sulle tue forze.
Credo in questa professione e credo ci sia un futuro, ma sono anche consapevole che il percorso da fare è ancora lungo. Io ho avuto la fortuna di incontrare da giovane (avevo 26 anni quando ho scelto di fare la P.O.) il primissimo gruppo di “pionieri” che hanno introdotto la professione in Italia. Stiamo gettando le basi per una nuova generazione di P.O. che speriamo possano beneficiare degli sforzi fatti da noi in questi anni.
Mi guardo indietro e vedo che tanta strada è stata fatta e quindi non posso che continuare ad andare avanti, consapevole degli sforzi, ma con grande fiducia per il mio e il nostro futuro.
G. Come l’organizzazione influenza la vita personale e professionale?
C. In molti modi. Almeno 9 😉
È un tema che abbiamo discusso molto in Associazione, anche con l’obiettivo di far comprendere meglio l’impatto che può avere il lavoro del professional organizer, e ne è nato un Manifesto in 9+1 punti che è possibile leggere, firmare e condividere sul sito dell’Associazione.
Io naturalmente condivido tutti i punti ma sono particolarmente a sostegno del binomio organizzazione e libertà. Intesa soprattutto come libertà di scelta.
L’organizzazione credo infatti sia uno strumento a nostra disposizione per riprendere il controllo dei mille input che ci investono ogni giorno, poterli analizzare da un punto di vista diverso e aiutarci a scegliere cosa è davvero importante per noi, rendendo concrete ed efficaci le nostre azioni.
G. C’è un margine sottile tra organizzazione e ossessione, ci daresti qualche consiglio per non cadere in errore?
C. In realtà credo che non siano poi così vicine, così come non lo sono i concetti di organizzazione e quello di ordine.
Il vocabolario Treccani definisce l’ordine come:
Disposizione regolare di più cose collocate, le une rispetto alle altre, secondo un criterio organico, ragionato, rispondente a fini di praticità, di opportunità, di armonia.
Ordine come armonia, e, perché no, anche bellezza. L’ordine delle stagioni.
Ordine come regolarità e successione sequenziale. L’ordine alfabetico.
Ordine come funzionamento regolare, disciplinato, funzionale e forse anche un po’ rigido. Le forze dell’ordine.
L’organizzazione è tutta un’altra cosa.
L’organizzazione è, sempre secondo Treccani:
Il modo in cui le varie parti o componenti sono dinamicamente connesse o coordinate tra loro.
L’organizzazione è più simile a un sistema, fatto di connessioni flessibili, non necessariamente rigide, ma sempre efficaci (affinché sia stabile).
Per questo motivo, l’organizzazione che funziona non è necessariamente anche “ordinata” ma è flessibile e, cosa più importante, progettata su di te.
G. La quarantena ci ha costretto a fare i conti con il rapporto tra vita e lavoro, in termini di spazi fisici e temporali, penso che ognuno abbia bisogno di trovare un proprio personale equilibrio, tuttavia, ci sono delle tecniche generali che ci possono aiutare?
C. Condivido l’idea che ognuno debba trovare il suo personale equilibrio.
Tuttavia un principio voglio condividerlo: prima di fissarsi sugli strumenti, che siano organizer per lo spazio o app per la produttività, è importantissimo allenare la consapevolezza del proprio tempo e del proprio spazio. Come? Fermandosi un attimo, facendo spazio fisico e mentale e facendosi qualche domanda:
- Quali sono i miei obiettivi?
- In che cosa ha senso/è importante investire il mio tempo?
- Il mio spazio di lavoro supporta le attività quotidiane?
- Sono circondat* da oggetti che uso raramente?
- In quali attività perdo/spreco tempo?
Se le risposte a queste domande sono chiare, allora, e solo allora, ha senso pensare agli strumenti.
G.Da poco è uscito il tuo primo libro “il mio ufficio in casa” – organizzazione a portata di freelance e, da architetto, ho apprezzato il tuo motto: “less is more”. Sempre più spesso mi capita di trovare legami tra l’architettura e altre professioni: ci racconti come il pensiero del grande architetto Mies van der Rohe ha influenzato la tua professione?
C. Less is more è uno dei principi fondamentali dell’organizzazione dello spazio ma anche del tempo.
Viviamo costantentemente sommers* da input, stimoli, informazioni e oggetti di ogni tipo.
Non sono per il minimalismo tanto per ma sono per eliminare il superfluo, quello che non mi aiuta a raggiungere i miei obiettivi, quello che ostacola i miei pensieri e mi rallenta nel lavoro quotidiano. Per cui ridurre la zavorra, intenso come tutto quanto non è importante, utile e/o necessario, rende le nostre azioni più mirate, efficaci e veloci.
E questa, secondo me, è la vera essenza dell’organizzazione personale.
Chiara grazie per aver condiviso, nonostante il caffè, la tua pausa con noi! Grazie per averci fatto capire come l’organizzazione può migliorare la qualità della nostra vita e del nostro vivere determinati spazi! E’ un piacere ospitare professionisti competenti e appassionati.
Grazie a tutt* voi che avete dedicato la vostra pausa alla lettura di questa intervista! Noi ci leggiamo alla prossima pausa caffè!
Se avete voglia di conoscere meglio Chiara Battaglioni ecco qui tutti i link utili:
Sito: www.chiarabattaglioni.it
Podcast: Work Better e Punti di Contatto (su Spotify, Spreaker, Apple Podcasts e Google Podcasts)
Pagina Facebook: Chiara Battaglioni Professional Organizer
Instagram: @chiarabattaglioni
Libro: Il mio ufficio in casa – organizzazione a portata di freelance www.chiarabattaglioni.it/libro